Fin dall'antichità classica, il ramo di palma è sempre stato un simbolo di vittoria. Nell'antica Roma, la dea Vittoria – la personificazione divinizzata della vittoria – è spesso raffigurata come una donna alata che regge in alto un ramo di palma.
Nell'antica Grecia, il vincitore delle Olimpiadi veniva premiato con un ramo di palma in segno di vittoria. Così, i pellegrini accolsero Cristo con rami di palma in mano mentre entrava in processione a Gerusalemme.
«Benedetto il Re che viene nel nome del Signore!» gridavano, pensando che fosse il Messia, un potente conquistatore che avrebbe portato la vittoria al suo popolo e sarebbe stato intronizzato come Re d'Israele.
Ma dov'è la Sua vittoria e dov'è il Suo trono?
Come leggiamo nel Vangelo, la vittoria di Cristo non fu una conquista militare, né un'impresa olimpica, ma un trionfo sul peccato e sulla morte. Il suo trono era la croce. La processione trionfale di Cristo fu la sua ascensione alla croce, dove fu intronizzato, dove rivendicò la sua regalità, dove fu investito della potenza e della gloria di Dio.
Questa processione, che ha avuto luogo oltre 2000 anni fa e alla quale oggi partecipiamo attraverso la liturgia, è un'anticipazione di ciò che verrà: la vittoria finale di Cristo.
In un certo senso, la conquista di Cristo è iniziata solo lì, sulla croce. Lui era il campione; è stato incoronato, ma siamo TU ed io a combattere nell'arena oggi. In questo preciso istante, Egli sta sconfiggendo il peccato, la morte e il principe di questo mondo in TE e in me.
Proprio come nella liturgia lo seguiamo lungo il cammino, così dobbiamo seguire le Sue orme verso la Vita Eterna. In altre parole, non siamo semplici spettatori, ma attori di questo Mistero Divino.
Quindi, se non ci rivestiamo di Cristo e non ci umiliamo diventando obbedienti fino alla morte, persino alla morte di croce, non saremo vittoriosi. Ma se accettiamo le nostre tribolazioni e affrontiamo i nostri nemici, riceveremo la palma della vittoria.
Immagine: Pietro Lorenzetti, L'ingresso di Cristo a Gerusalemme, Dominio pubblico