O antifone

Oggi, la Chiesa inizia a cantare le sette, le cosiddette "O Antifone". Risalenti alla Chiesa primitiva, queste antifone vengono cantate durante la Messa e i Vespri durante i sette giorni che precedono il Natale. Costituiscono una via per la Chiesa nel suo bisogno di gridare al suo Signore che viene, affinché affretti il ​​suo cammino e la risolva dalla sua miseria. La Chiesa gridando invoca il Signore per nome e, come fanno gli amanti, usa nomi speciali, nomi intimi tratti dalla Sacra Scrittura. Sebbene ciascuno di questi nomi meriti di essere meditato insieme alle loro petizioni, parlerò qui solo di quello di oggi (la traduzione dall'originale latino è mia).

«O Sapienza», grida la Chiesa, «uscivi dalla bocca dell'Altissimo, protendendoti potente da un capo all'altro, tutto disponendo dolcemente: vieni ad insegnarci la via della discrezione».

Questa Saggezza non è di tipo ordinario. È eterno, esce dalla bocca del Padre. Con il Padre possiede potestà su tutto ciò che è, e convenientemente dispone dolcemente tutte le cose, ordinandole. Perché appartiene al saggio ordinare bene le cose.

Né questa Saggezza è bloccata nel passato, servendo solo una funzione quando il mondo è stato creato. Sarebbe come dire che il Padre ha smesso di parlare, ha smesso di far nascere la Sapienza, ma il Padre non smette mai di parlare. Piuttosto, la Sapienza sta ancora emergendo, è ancora in possesso della sua potenza e fa ancora la sua opera per disporre dolcemente tutte le cose. Dopotutto, quando gli chiediamo di insegnarci, non stiamo forse chiedendo che ci disponga dolcemente?

E a cosa chiediamo che ci disponga? Conoscere la via della discrezione. In latino, questa parola per discrezione, prudentiae, può significare molte cose; può significare prudenza, certo, ma può anche significare previdenza. Ora la lungimiranza ordina le nostre azioni attuali con un occhio a ciò che verrà. La discrezione, d'altra parte, ci dà la libertà di agire entro i limiti di una legge. E per il cristiano, questi due sono effettivamente la stessa cosa. Perché la Legge struttura i nostri atti liberi con uno sguardo verso le cose future, perché punta alle cose future. La Legge dei Giudei indicava Cristo, e la nostra Legge indica gioie meravigliosamente nuove.

Qui c'è una meraviglia. La Chiesa, nel chiamare il suo Amante, non si limita a rievocare i ricordi felici di un bambino in una stalla e di angeli che cantano ai pastori. Attende un nuovo ordine, tranquilla e dolcemente disposta. La sua invocazione alla Sapienza, dunque, mentre desidera veder protendersi le sue braccia agitate e piccole, attinge a un magazzino di grazie. Questi sono per ciò che verrà; sono forza per il cammino che ci incamminiamo sulla via della discrezione. E mentre attinge a queste grazie infantili, la Chiesa ricorda il motivo dell'Incarnazione, affinché Cristo possa acquistarci la nostra salvezza sulla Croce.


fr. John Peter Anderson, OP | Incontra i Fratelli Studenti in Formazione QUI