Ringraziamento e resa alla Divina Provvidenza

Mentre milioni di americani si riuniscono per ringraziare Dio per le benedizioni date durante tutto l'anno, a molti di noi potrebbe essere difficile essere sinceri nella nostra gratitudine. Forse sembra che Dio ci abbia inflitto una serie di disgrazie che hanno trasformato questo momento di gioia in uno di amarezza. Penso in particolare ai cristiani di tutto il mondo che sono perseguitati a causa della loro fede. Perché Dio ha permesso che questi mali accadessero a persone così fedeli? Cosa può venirne fuori di buono?

Possiamo trovare parte della nostra risposta nella risposta di Dio a Giobbe: "Dov'eri tu quando ponevo le fondamenta della terra?" (Giobbe 38:4). Qui Dio ci offre consolazione insegnandoci l'umiltà. L'umiltà non significa rendersi meno di quello che siamo, piuttosto significa rendersi conto esattamente dove siamo in relazione a Dio, radicarci nella realtà. La realtà è questa: non sappiamo quasi nulla. Anche nelle nostre intuizioni scientifiche e filosofiche più impressionanti, la nostra prospettiva e conoscenza del mondo è pateticamente limitata.

Ma ci sono alcune cose che possiamo sapere. Nel suo commento al Libro di Giobbe, san Tommaso d'Aquino afferma che “non piacerà a Dio che qualcuno soffra per l'avversità se non desidera che ne derivi qualcosa di buono. Quindi, sebbene l'avversità sia amara in se stessa e generi tristezza, tuttavia dovrebbe essere motivo di gioia quando si considera l'uso per cui piace a Dio... Poiché quando si prende una medicina amara, si può rallegrarsi con ragione per la speranza di salute, anche se soffre sensibilmente”.

Per questo motivo, la risposta iniziale di Giobbe alla sfortuna era puntuale. “Il Signore dà, il Signore toglie. Benedetto sia il nome del Signore!” (1:21) L'umiltà di Giobbe gli permette di riconoscere i suoi limiti e radicarsi nella realtà della sua relazione con Dio. Ora può vedere questi mali non come inutili, ma come una sorta di "medicina amara", e trovare così la forza per rivolgersi a Dio in ringraziamento.

Mentre era in prigione poco prima del suo martirio, San Tommaso Moro scrisse alla figlia: “Niente può venire se non ciò che Dio vuole. E sono molto sicuro che qualunque cosa sia, per quanto brutta possa sembrare, sarà davvero la migliore". Sottomettendoci umilmente alla Divina Provvidenza, troviamo la nostra forza per essere autentici in questo Ringraziamento. Dio compie la sua volontà e la sua grazia scorre anche nelle tenebre di questa epoca presente. Benedetto sia il nome del Signore! Mentre ci riuniamo con la nostra famiglia, gli amici e la comunità in questa festa benedetta, rendiamo grazie a Dio Onnipotente con cuore pieno e sincero per i molti doni che ci ha elargito.


fr. Elias Guadalupe Ford, OP | Incontra i Fratelli Studenti in Formazione QUI