La fiducia nelle istituzioni pubbliche e in coloro che le amministrano è minima, come chiunque può vedere. Ciò include la Chiesa, un fatto che non possiamo ignorare. Ciò include i suoi ministri, uomini come me. Naturalmente, è forte la tentazione per i pastori della Chiesa di incolpare le pecore per la loro mancanza di fiducia, ma farlo non farebbe altro che erodere ulteriormente la fiducia, così come pretendere la fiducia come qualcosa di dovuto naturalmente agli amministratori di Dio. La fiducia non è né un diritto né un dovere, salvo quando Dio ce lo chiede, in tal caso viene chiamato fede, qualcosa riposto solo in Dio, il cui Figlio ha raccontato molte parabole sugli amministratori infedeli. Per fortuna, San Paolo offre a tutta la Chiesa un modello di fedele amministrazione, risultato della sua conversione storica mondiale.
Nota come Paolo minimizza la propria importanza mentre affronta le divisioni all'interno della prima comunità cristiana di Corinto: "Paolo fu crocifisso per te, o sei stato battezzato nel nome di Paolo?" (1 Cor 1) Paolo preferì non esercitare nemmeno i diritti che rivendica, scrivendo: “Preferirei morire piuttosto che così”. (13 Cor 1) Non vuole ostacoli al vangelo, e sa che anche dove esistono certi diritti e prerogative per chi detiene l'autorità ecclesiastica, è meglio che si faccia schiavo a tutti, per vincere tutti. «Tutto questo faccio» - scrive - «per amore del Vangelo, per poterne condividere con gli altri i benefici» e non per arrogarsi dei benefici.[1] Per loro non è stato crocifisso Paolo, ma lui ha visto Colui che è stato crocifisso e risuscitato, che lo ha autorizzato e incaricato, ed è disposto a essere trattato anche come la feccia del mondo per il bene degli altri. Un tempo zelante amministratore della Legge, Paolo passò da persecutore a schiavo di Cristo, esercitando l'autorità come a servitore, disposto a farsi maltrattare da coloro che serve perché aveva visto il Risorto. Incaricato direttamente da Cristo, si fece amministratore dei misteri di Dio, ritenuto degno di fiducia come l'ultimo di tutti e servo di tutti.
È facile da tenere in mano, intellettualmente, a questo modello di servizio e di amministrazione, ma è difficile metterlo in pratica nella carne.[2] Contiamo su de jure potere piuttosto che de facto santità: santità che scaturisce dalla fede in Dio che solo è degno di completa fiducia, santità che dirige ogni fiducia a Dio. Cosa spinse i Corinzi a preservare le lettere di Paolo se non tanta santità? Non era il potere istituzionale, ma l'autorità di chi desiderava conoscere «solo Cristo, e lui crocifisso,”.[3] Se vogliamo essere trovati degni di fiducia come Paolo, dobbiamo essere disposti a imitare colui che non si vanta della sua potenza, ma solo della sua debolezza, e a guadagnarci la fiducia attraverso tale debolezza cristiana, stoltezza agli occhi del mondo, ma saggezza in agli occhi di Dio e confidando lui da solo.
[1] 1 Cor. 9:23.
[2] 1 Cor. 2:1-5.
[3] 1 Cor. 2:2.
fr. Colombano Mary Hall, OP | Incontra i Fratelli in Formazione QUI