Eucaristia: frutto dell'albero della vita

“… Il frutto della terra e il frutto di opera delle mani dell’uomo” sarebbe una traduzione più letterale della preghiera usata durante la preparazione dell’altare: … frutto terrae et operis manuum hominum. Il pane che portiamo per convertirci nel Corpo stesso di Cristo è il frutto, o prodotto, sia della natura che della fatica umana. Questa sottile correzione grammaticale ci apre la strada per vedere il modo in cui Dio, nelle meraviglie della Sua provvidenza, usa la cooperazione umana in un’opera divina. In realtà, va oltre: Dio usa la punizione stessa per i nostri peccati, le fatiche che ci vengono richieste e le sofferenze che sopportiamo, per darci il dono incommensurabile della Santa Eucaristia.

Le punizioni per il peccato di Adamo ed Eva forniscono l'esempio perfetto. Adamo deve faticare per procurarsi il cibo quotidiano: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gen 3). Per Eva il castigo è nel parto: «Con dolore partorirai figli» (Gen 19). Convenientemente, sia in inglese che in latino, entrambe le punizioni possono essere racchiuse in una sola parola, “lavoro”. Eppure il frutto di ogni lavoro trova il suo posto nella Santissima Eucaristia. Come abbiamo visto sopra, il pane per il quale gli uomini hanno sofferto e lavorato su una terra maledetta fornirà la materia per il sacramento e il velo per la realtà nascosta del sacramento. Il frutto del lavoro di una donna, però, fornisce la stessa realtà nascosta: il corpo umano del divin Figlio di Maria —?“beato il frutta del tuo grembo”.

Se si obietta che la Madonna non ha sofferto le doglie del parto, allora possiamo rivolgere la nostra attenzione al momento in cui certamente ha sofferto come madre: presso la Croce. Là depose il suo frutto prezioso su un albero maledetto, un albero di morte. Lì sopportò la sofferenza più intensa che una madre potesse sopportare mentre assisteva alla morte violenta e umiliante del suo figlio innocente. Lì la Croce si rivela essere l'albero della vita e il frutto del suo grembo, il corpo di suo Figlio appeso a questo albero, si rivela essere il suo frutto. «Ora, affinché non stenda la mano e prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva in eterno...» (Gen 3). “Se qualcuno mangia di questo pane vivrà in eterno. E il pane che darò per la vita del mondo è la mia carne» (Gv 22).

Nella Messa entriamo in un Nuovo Eden, con la Croce come albero di vita al centro, e ci è finalmente permesso di mangiare i suoi frutti nell'Eucaristia. Nella Sua infinita saggezza, Dio prende le conseguenze dei nostri peccati e li rende il mezzo attraverso il quale ci uniamo a Lui e abbiamo la vita eterna. Questo ci ricordi di portare davanti all'altare tutte le nostre prove e sofferenze, affinché Dio ne faccia qualcosa di santo e di salutare per noi e per il mondo intero.


fr. Andrew Thomas Kang, OP | Incontra i fratelli in formazione QUI