Fratelli nel Signore

"In quella regione dove soffia il dolce vento dell'ovest... giace Caleruega, città fortunata... Là nacque nel mondo l'amore fedele della fede cristiana; il santo atleta di Dio, gentile con i suoi e spietato con i suoi nemici."

Scrivendo a meno di un secolo dalla morte di san Francesco, Dante Alighieri pone queste parole in bocca al teologo francescano san Bonaventura, all'inizio della sua lode a san Domenico, fondatore dell'Ordine dei Predicatori. Solo un capitolo prima nel Divina Commedia, Dante fece lodare lo scolastico domenicano San Tommaso d'Aquino alla santità di San Francesco d'Assisi, fondatore dell'Ordine dei Frati Minori. In tal modo, ha sancito per sempre il legame speciale tra domenicani e francescani.

Le somiglianze e le differenze
Entrambi gli ordini religiosi furono fondati all'inizio del XIII secolo; sforzandosi di seguire Gesù come fecero i suoi primi discepoli, vivendo insieme nella semplicità e confidando nella provvidenza di Dio, dediti alla preghiera e alla predicazione del Vangelo.

Entrambi gli ordini sono "mendicanti" (mendicanti), così chiamati a causa della loro dipendenza finanziaria da altri per poter vivere il voto di povertà. Mentre i francescani spesso attribuiscono un valore più alto alla povertà fine a se stessa, i domenicani tendono a vederla come una necessità per la predicazione. Invece di essere distratti dagli affari temporali, ci si può concentrare sull'annuncio del Vangelo.

Entrambi gli ordini sono "itineranti" (viaggiatori), che si spostano da un luogo all'altro per diffondere il Vangelo fino ai confini della terra. Ciò significa che entrambi sono in grado di mantenere alcuni elementi della vita monastica, come la preghiera comune, e tuttavia sono ancora abbastanza flessibili da soddisfare le esigenze della Chiesa universale, inviando missionari in tutto il mondo.

Entrambi gli ordini difendono la bontà della creazione e l'Incarnazione di Cristo. I domenicani in origine lo facevano come risposta alle eresie promosse dai movimenti catari e albigesi, che proponevano un disprezzo per il mondo materiale che sfociava nel dualismo, una credenza nell'esistenza di un secondo principio del male equivalente a Dio. I francescani combatterono questa eresia attraverso una diffusione di devozioni, come lo sviluppo del presepe. I domenicani, invece, predicavano l'umanità di Cristo e del suo Sacro Cuore.

Entrambi gli ordini affrontano le domande e le preoccupazioni delle persone con cui interagiscono quotidianamente. Poiché i domenicani sono spesso più vicini alle università e ai centri di apprendimento, sottolineano l'importanza dello studio e della preghiera come mezzi per prepararsi a una predicazione chiara e fondata sulla dottrina. I francescani, seguendo l'esempio del loro fondatore, tendono a concentrarsi maggiormente su una vita di pentimento e semplicità. Eppure entrambi incoraggiano la pratica delle virtù, specialmente la carità, l'umiltà e la povertà.

L'ultimo testamento di san Domenico e di San Francesco Saluto alle virtù indica perché. Con le sue ultime parole, san Domenico ha esortato i frati ad «avere carità gli uni per gli altri, a custodire l'umiltà e a fare tesoro della povertà volontaria». Allo stesso modo, san Francesco ci ricorda che «la carità confonde tutte le tentazioni diaboliche e carnali... l'umiltà confonde la superbia...[e] la povertà confonde la cupidigia e l'avarizia e le preoccupazioni di questo mondo». San Domenico e san Francesco sapevano entrambi che praticando queste virtù diventiamo più simili a Cristo e migliori fratelli gli uni degli altri.