Chi è San Giuseppe Lavoratore?

Pensiamo a San Giuseppe che fa il falegname. Eppure, cosa significava veramente? Per capire bisogna tornare brevemente da dove tutto ebbe inizio

Nella Redemptoris Custos, Papa Giovanni Paolo II ha insegnato quanto segue:

Secondo l'usanza ebraica, il matrimonio avveniva in due fasi: prima veniva celebrato il matrimonio legale, o vero, e poi, solo dopo un certo periodo di tempo, il marito portava la moglie nella propria casa. Così, prima di vivere con Maria, Giuseppe era già suo “marito”.

San Tommaso d'Aquino si univa all'insegnamento unanime dei Padri della Chiesa nell'affermare che il matrimonio di Giuseppe e Maria era necessario all'Incarnazione (ST III, q. 29, a1). Certo, S. Tommaso insegnava che l'Incarnazione era necessaria per la nostra Redenzione. Tuttavia, se Dio ha disposto che il matrimonio fosse necessario per l'Incarnazione, allora è chiaro che il consenso sia di Giuseppe che di Maria al matrimonio era necessario per l'Incarnazione e quindi anche per la nostra Redenzione. Era cooperazione con Gesù e attraverso Maria. Tuttavia, considera che il consenso di Giuseppe, aperto a qualsiasi figlio che Dio possa inviare, includeva l'impegno a svolgere il ruolo di padre oltre che di marito.

Sempre in Redemptoris Custos:

San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù attraverso l'esercizio della sua paternità. Proprio così, come insegna la Liturgia della Chiesa, egli «ha collaborato nella pienezza dei tempi al grande mistero della salvezza» ed è veramente «ministro della salvezza».

Tra i molti obblighi che questi ruoli includevano, uno era quello di provvedere a Maria ea Gesù e di farlo con il suo lavoro. Era un lavoro che doveva sostenere Gesù fino al momento in cui poteva entrare nella vita pubblica e portare a compimento la sua missione redentrice. Con la sua opera per Gesù e Maria, anche Giuseppe ha collaborato alla nostra Redenzione e ha compiuto un atto di misericordia verso ogni essere umano.

Non dobbiamo dimenticare che la nostra stessa fatica può essere offerta a Dio come sacrificio che può meritare grazie e riparare i nostri peccati e quelli degli altri. Molta fatica va sprecata non essendo offerta a Dio. Fratelli e sorelle, offriamo a Dio la nostra fatica e tutta l'onesta fatica del mondo in riparazione dei tanti peccati che ostacolano la sua grazia.